Quando sottoporsi all’intervento
Di questa tipologia di intervento chirurgico possono beneficiare sia pazienti giovani, fra i 25 e i 35 anni di età, che hanno un seno piccolo, sia pazienti più adulte con un seno svuotato magari a causa di una o più gravidanze o a seguito di una importante riduzione di peso. Grazie a questa procedura è possibile aumentare il volume del seno migliorandone la forma e le proporzioni e riacquistare sicurezza, ritrovando la propria sensualità e femminilità.
La scelta delle protesi
Le protesi il cui volume è calcolato in centimetri cubici sono dotate di un involucro di silicone tesaurizzato e riempite con un gel di silicone ad alta coesività. La testurizzazione, ovvero la ruvidità dell’involucro, riduce il rischio di contrattura capsulare mentre il gel ad alta coesività offre una stabilità alla forma dell’impianto. In base alla conformazione anatomica della paziente e alle sue richieste il chirurgo può proporre diverse forme di protesi, caratterizzate da una differente altezza, larghezza proiezione e consistenza del gel.
In generale si usa distinguere tra protesi a goccia, definite anche anatomiche, e protesi semisferiche o rotonde.
E’ importante comunque affidarsi al consiglio e all’esperienza del chirurgo che potrà valutare quale tipo di protesi si adatti meglio alle caratteristiche del corpo della paziente.
La prima visita
Il primo consulto e di fondamentale importanza per le buone sorti dell’intervento. In questa sede infatti è necessario che il dialogo fra paziente e chirurgo sia il più trasparente e onesto possibile. Verranno esaminati in modo chiaro i desideri della paziente, le sue aspettative e le motivazioni che la spingono all’intervento.
Molto spesso il desiderio di aumentare il volume del seno è infatti legato a molteplici aspetti che vanno dalla sensazione di disagio nei rapporti interpersonali all’esigenza di apparire più sensuali e attraenti.
Durante la prima visita si procederà quindi ad un’analisi accurata della condizione anatomica della paziente, delle dimensioni del torace, della qualità della ghiandola mammaria e dell’elasticità dei tessuti e verranno valutate assieme a lei le diverse opzioni. In questa fase entra in gioco tutta l’esperienza del chirurgo che dovrà stabilire, in base a variabili oggettive (peso, altezza, larghezza del bacino e delle spalle), quale accesso chirurgico sia preferibile, se collocare le protesi sotto la ghiandola o il muscolo, con quale tecnica intervenire, e soprattutto quale forma e dimensione della protesi scegliere per ottenere un risultato armonico proporzionato e sensuale.
Queste valutazioni vengono supportate dall’utilizzo di un sistema computerizzato interattivo, il Biodynamic System, che consente di interpretare i desideri della paziente e di identificare la protesi da utilizzare. BioDynamic™ è infatti uno strumento in grado di analizzare i dati relativi alle misure della paziente e di elaborare a livello grafico una simulazione del risultato che si potrebbe ottenere con l’intervento, migliorando la comunicazione tra il chirurgo e la paziente.
L’intervento di mastoplastica additiva
L’operazione di mastoplastica additiva viene eseguita generalmente in anestesia generale o in locale con sedazione e ha una durata di circa un’ora e mezza. Il chirurgo procede ad effettuare una piccola incisione, che in chirurgia viene anche chiamata via di accesso, dalla quale verrà inserita la protesi, lungo l’areola o periareolare, oppure nell’area sottomammaria a seconda del programma prescelto.
Accesso periareolare
Nella mastoplastica additiva con accesso periareolare si effettua un’incisione a mezzaluna nella parte inferiore del contorno dell’areola, nella zona fra la pelle più chiara e quella più scura. Questa posizione è infatti ideale in quanto la cicatrice dopo alcuni mesi dall’intervento si mimetizzerà perfettamente e non sarà più visibile.
Questa tecnica non è consigliata nelle pazienti con areole piccole, in quanto la via di accesso potrebbe risultare limitata se si desidera inserire protesi medie o grandi. Inoltre l’accesso periareolare può danneggiare lievemente alcuni dei nervi sensitivi, causando una temporanea perdita di sensibilità sia all’areola che al capezzolo.
Accesso sottomammario
Nella mastoplastica additiva con accesso sottomammario si effettua un’incisione di circa 3,5-4 cm nella zona del solco mammario. In questa maniera si ha facile modo di infilare la protesi. La cicatrice inoltre, già di minimo impatto visivo, verrà coperta e resa invisibile dalla discesa naturale del seno.
Scelta la via di accesso ora bisogna definire dove posizionare le protesi e secondo quale tecnica
1 – Posizionamento sottoghiandolare
Se il tessuto ghiandolare presenta uno spessore sufficiente la protesi viene inserita direttamente dietro la ghiandola.
Pregi
- Maggiore controllo del riempimento e della forma del seno
- Non vi sono modifiche nella forma del seno in caso di contrazione dei muscoli del petto
- Intervento meno doloroso
- Guarigione più veloce
Aspetti negativi
- Possibile rischio che i margini della protesi possano vedersi o sentirsi al tatto, soprattutto quando la cute è sottile o nel caso si inseriscano protesi di grosso volume
- Con il tempo non avendo il sostegno del muscolo tendono a diventare più ptosiche rispetto al posizionamento sottomuscolare o dual plane
2 – Posizionamento sottomuscolare
Nel caso in cui lo spessore del tessuto sottocutaneo e quello della ghiandola mammaria siano ridotti si procede all’inserimento della protesi dietro al muscolo grande pettorale. Il risultato è molto naturale e i margini della protesi non risultano visibili.
Vantaggi
- I margini della protesi non sono visibili e si sentono meno al tatto
- Consigliato per le pazienti con la pelle sottile e poca ghiandola
- Maggiore facilità nell’esecuzione di visite mammografiche rispetto alle protesi inserite con il posizionamento sottoghiandolare
- Minor rischio di contrattura capsulare
Aspetti negativi
- Il controllo della forma del seno specie nella parte interna superiore risulta minore
- Maggiore durata del processo di guarigione post-operatorio
- Possibile modifica della forma del seno quando si contraggono i muscoli pettorali
3 – Posizionamento retromuscolare secondo Tecnica Dual Plane
Una tecnica chirurgica innovativa affermata negli USA e nell’Europa del Nord è invece il metodo Dual Plane che associa i rispettivi vantaggi della tecnica retroghiandolare con quelli dell’intervento retromuscolare. La protesi viene posizionata solo in parte dietro il muscolo pettorale e questo permette di valorizzare in modo naturale il décolleté, rassodare e arrotondare il seno nella zona inferiore ed esaltare la forma a goccia sollevando la mammella.
Vantaggi
- I margini della protesi non sono visibili e si sentono meno al tatto
- Ottima espansione del polo inferiore
- Consigliato per le pazienti con la pelle sottile e poca ghiandola
- Minor rischio di contrattura capsulare
- Stabilità del risultato nel tempo
Svantaggi
- Maggiore durata del processo di guarigione post-operatorio
- E’ necessario più tempo affinché il seno torni ad essere morbido e dall’aspetto naturale
Convalescenza mastoplastica additiva
Dopo l’intervento la paziente normalmente può accusare un po di dolore al petto, ma la ripresa è veloce e la convalescenza è breve. Al secondo giorno normalmente vengono rimossi i drenaggi e viene fatto indossare un reggiseno sportivo. Già in questa fase si possono apprezzare i risultati dell’intervento: un seno più voluminoso, sodo e in una posizione armoniosa, anche se rimane ancora un po’ di normale gonfiore. Alcune ecchimosi potrebbero essere visibili anche per 10 giorni e comunque già dopo circa 4 giorni dall’intervento la paziente può riprendere le proprie attività quotidiane. Per le attività sportive invece si attende un mese.